
Ari è un piccolo centro collinare in provincia di Chieti, con circa 1200 abitanti, oggi è conosciuta come il paese della memoria degli eroi caduti per combattere la libertà, quella libertà di cui noi ci gioviamo. Ad onorare questa memoria sono sorti tanti monumenti scolpiti nella pietra bianca della Majella e ognuno di essi è dedicato ad un eroe deceduto, appunto, per difendere le istituzioni democratiche.
Unico paese al Mondo che onora la memoria di tanti eroi dei nostri tempi e lo fa esaltando la bellezza di un’arte: la scultura, utilizzando la pietra della nostra montagna madre: la Majella. Ogni aspetto di questa sua iniziativa pregna di pathos.
L’idea di fare di questo piccolo paese, a vocazione agricola, un luogo di conservazione della memoria di eroi contemporanei , è scaturita da due amici di Emilio Alessandrini – il magistrato ucciso con un atto terroristico a Milano il 29 gennaio del 1979, ad opera di militanti dell’organizzazione comunista Prima Linea – Ennio Di Francesco e Laura Bertolè e l’allora sindaco di Ari Renato D’Alessandro. Essi hanno voluto costituire un’associazione che onori la memoria del loro amico e insieme a lui quella di tanti altri morti ammazzati per difendere verità e giustizia e, infatti, sul grande libro di marmo posto all’ingresso della Scuola elementare in memoria di Alessandrini si legge “Uomo d’Abruzzo e magistrato d’Italia, ucciso per il suo impegno di Verità e Giustizia”
Le sculture, di varie forme, sono stati creati dagli allievi dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze, giunti da varie parti del mondo , sotto la guida del maestro Antonio Di Tommaso, scultore abruzzese e professore di belle arti all’Università. l blocchi di pietra sono stati donati da Emilio Alimenti, titolare di un’antica cava, estratti dal cuore della Majella.
Le statue sono in tutto 45, ciascuna dedicata a un magistrato, tutore dell’ordine, carabiniere, poliziotto, finanziere, agente penitenziario. Tutti servitori dello Stato caduti per difendere la libertà e la democrazia. E cosi tra le case, nei giardini, sulle pareti degli edifici, nelle contrade troviamo i più vari monumenti, ognuno dedicato ad un illustre personaggio morto per cause di servizio. Sulla parete vicino la chiesa c’è la scultura-bouquet di rose separate da rivoli rossi come sangue dedicata ad Emanuela Loi la bionda poliziotta uccisa insieme a quattro colleghi nella strage di Via D’Amelio; poco distante colorate piastrelle dedicate a Giovanni D’Alfonso il maresciallo dei Carabinieri assassinato a Pescara; sparse nelle contrade le statue colossali per Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Rocco Chinnici, Rosario Livatino “il giudice ragazzino”, Antonio Scopelliti, Salvo d’Aquisto il carabiniere fucilato dalla furia nazista, Giovanni Palatucci l’ultimo questore di Fiume morto a Dachau per aver salvato tanti ebrei. Davanti all’aula consiliare quasi a vigilare quel luogo di democrazia, la scultura con la ruota dello Stato per il commissario Luigi Calabresi ucciso da terroristi. Sulla piazza principale c’è la fontana per il martiri di Nassirya e nei prati intorno le statue per i giornalisti Carlo Casalegno, Walter Tobagi e il funzionario dei “servizi” Nicola Calipari. Per quest’ultimo dentro la sala consiliare, a testimonianza del suo sacrificio assoluto per la pace nel mondo, anche un bassorilievo. E così tanti altri monumenti dislocati in tutte le contrade vicoli e piazze, tutte circondate da aiuole e con su un’asta che regge la bandiera italiana.
Questi monumenti hanno conferito una nuova identità ad Ari tanto da renderlo un luogo attrattivo turistico. Merita sicuramente un giro in paese, girare tra le sue strade e soffermarsi ad ammirare queste sculture alle volte gigantesche, alle volte più ridotte ma tutte ugualmente significative e fa effetto leggere le mattonelle di ceramica adornate di fiorellini che spiegano a chi è stata dedicata l’opera.
Sulla parete esterna della scuola elementare è stato dipinto, su mattonelle di maiolica, l’Albero della Giustizia a voler ricordare ai suoi alunni, ogni giorno, i valori più importanti della vita umana:onestà, gentilezza, rispetto, moralità, libertà, amicizia, uguaglianza, fraternità, pace, solidarietà, amore, bontà, verità, fedeltà.
Il cenacolo ar
tistico
Un’altra nota degna di rilievo di questo paese è avvenuta nel XX secolo quando il paese venne trasformato in un cenacolo artistico e letterario. Negli anni venti e trenta del 1900 divenne famosa la residenza dei baroni Nollii, l’attuale palazzo-castello che padroneggia la piazza principale del paese, per la cosiddetta “pensione inglese” perchè la baronessa Frances Picton Warlow Nolli, infatti, realizzò nel paese un cenacolo letterario che attraeva artisti inglesi, olandesi e artisti e letterati italiani e tutti venivano ospitati nel suo palazzo. Tra le persone che vi hanno alloggiato ricordiamo Gabriele D’Annunzio,Luigi Pirandello, Guglielmo Marconi. Non era insolito, a quei tempi, che per le strade del borgo girassero pittori intenti a dipingere gli angoli e i paesaggi più suggestivi.
Il vitigno cococciola
E infine dobbiamo ricordare Ari anche per un’altra peculiarità: Il Cococciola, un vitigno autoctono abruzzese la cui presenza si limita solo ad alcune specifiche aree delle colline teatine tra le quali primeggia anche il comune di Ari. Da questo vitigno ne scaturisce un vino bianco chiamato, appunto, cococciola. Un’altra nota palpabile e profumata che non si può fare a meno di conoscere.
Ari merita sicuramente un’accurata visita
Carla Martorella