


Il paese di Bomba con alle spalle Monte Pallano
Monte Pallano è una montagna a sud della riva destra del fiume Sangro. Si trova in provincia di Chieti tra i comuni di Bomba, Tornareccio, Archi e Atessa. E’ un Sito d’interesse comunitario – Zona Speciale di Conservazione SIC- ZSC istituito dal 2003 e si estende su una superfice di 3.270 ha. Bella sotto l’aspetto paesaggistico e naturalistico, quanto misteriosa sotto l’aspetto storico archeologico. La montagna è alta 1020 m. Il crinale ha la forma di una sella posta in posizione nord-sud. A nord è quella più alta e che si “apriva” a un panorama a 360°. Apriva perché adesso sulla cima sono state installate delle antenne e dei ripetitori che insieme all’avanzare del bosco ostruiscono la visuale del paesaggio. Fino a pochi decenni di anni fa spaziava dal Conero nelle Marche alle isole Tremiti nell’Adriatico, alle montagne del Molise, al complesso montuoso del massiccio della Maiella, a tutto il percorso del medio e basso Sangro fino a

Sul percorso che porta alla Torretta, il crinale sud di Pallano
quando il fiume non si perde nel mare Adriatico, tutti visibili ad occhio nudo. I terreni che coprono i suoi versanti erano, in un passato non lontano, tutti coltivati. Il suo versante occidentale, ricadente in comune di Bomba, alternava boschi con coltivazioni su piccolissimi appezzamenti a terrazzamento. La cresta del monte era lasciata prevalentemente a pascolo. Oggi tutta l’area vede l’avanzare della foresta e appare completamente avvolta da una ricca vegetazione arborea. Monte Pallano è una montagna calcarea e ricchissima di acqua. Da vita a numerosi sorgenti. I corsi d’acqua, torrenti e ruscelli, sono prevalentemente torrentizi. I maggiori, che interessano la nostra escursione, sono quelli del Fonte Canaloni e Fonte Benedetti. Ci sono anche delle grotte, proprio quelle grotte hanno dato origine alle leggente di tesori nascosti nei suoi pertugi. Le aperture più grandi, attualmente conosciute, sono denominate Grotta dei Paladini, Grotta della Madonnina e Grotta dei Massi.
Monte Pallano ci da l’opportunità di fare una escursione a piedi in mezzo ad una Natura molto varia con boschi, corsi d’acqua e ampi panorami e di conoscere una bella pagina della nostra storia in un’area archeologica unica del suo genere.
Il cammino della consapevole sul percorso delle sorgenti e delle origini della storia nel Parco Archeologico naturalistico di monte Pallano
Il nostro itinerario parte da una frazione di Bomba: Sambuceto, collocata a 600 mlm. Fino all’altro secolo era denominata San Buceto. Il piccolo borgo rurale è collocato sui pendii di Monte Pallano versante occidentale. La sua origine è molto remota e sicuramente antecedente a Bomba, e legata alle vicende storiche di Monte. Il suo aggregato urbano si disloca intorno a due piazzette divise dal Santuario della Madonna del Sambuco. A proposito del Santuario si narra che l’immagine della Madonna apparve nel 1649 a due cittadini bombesi su una pianta di sambuco, da questo evento pare sia derivato il nome di Sambuceto. I fedeli eressero una cappella sul luogo dell’apparizione successivamente ampliata nel 1738 e a sua volta questa demolita e ricostruita completamente nel 1967. Della chiesetta originaria oggi resta solo un’acquasantiera. Antica e pregevole è anche la fontana a quattro cannelle, dalla quale sgorga acqua sorgiva, con abbeveratoio e lavatoio e pensilina retta da piccole colonne. Il percorso si inerpica costeggiando il torrente Canaloni fino ad arrivare alla sua sorgente a circa 800mlm. Poco dopo la sorgente ci ritroviamo su un tratto di strada delimitata ambo i lati da antichi muretti. Si arriva su un tratto dove è evidente la doppia cinta muraria che doveva circondare tutto il monte. Poco più in l’ha troviamo una capanna di pietra ancora in buono stato. Dopo la capanna continuiamo a risalire l’altopiano fino alle possenti mura megalitiche. Cresta cresta ci portiamo fino ad una Madonnina installata dagli alpini e da qui inizia il

Fontana monumentale della frazione Sambuceto di Bomba dalla quale sgorga acqua sorgiva.
percorso inverso. Scendiamo fino all’area archeologica della probabile Pallanum . Proseguiamo fino alla sorgente di Fonte Benedetti e ci immergiamo di nuovo entro il bosco dove riaffiorano le mura che cingevano il monte sul lato occidentale. Proseguendo all’interno del bosco ritorniamo su Fonte Canaloni dove l’acqua precipita formando tante cascatelle su un manto verde di muschio. Il suono dell’acqua ci arriva come una composizione orchestrale. Continuiamo a scendere verso Sambuceto e possiamo osservare altri muretti in parte delimitanti gli antichi coltivi e in parte mura delimitanti l’antico percorso. Poco prima di Sambuceto ci ritroviamo alla Piana della Spogne e qui ci compare una zona umida fatata e con una vegetazione molto ricca. Il fluire dell’acqua, il profumo della terra umida, la luce solare che filtra tra le foglie creano l’ambiente adatto per fermarsi a meditare e dimostrare tutta la nostra gratitudine a Madre Natura per quanta bellezza di profonde. Da qui si torna a Sambuceto. Prima di ripartire riempiamo le nostre bottiglie di acqua sorgiva portando via con noi il sapore di questa terra magica. Su Monte Pallano si possono effettuare tantissime escursione tutte inserendo aspetti naturalistici, paesaggistici e storico-archeologici che le rendono estremamente attrattive.
Dato che la segnaletica è limitata all’area archeologica è bene chiedere il supporto di persone che vivono sul posto.
CARATTERISTICHE TECNICHE
Percorso ad anello
Lunghezza – 12 km
Dislivello – 400 mlm
Caratteristiche fondo stradale – in prevalenza mulattiere sottobosco, in parte stradina asfaltata
Tempo di percorrenza – 6/7 ore compreso soste e tempo per la meditazione
Difficoltà – ET escursionistico
Equipaggiamento: scarpe da trekking, bastoncini, cappello, borraccia di acqua
Informazioni più dettagliate verranno fornite al momento dell’iscrizione all’evento
UN PO DI STORIA

Parziale visuale delle imponenti Mura Megalitiche su Monte Pallano
La peculiarità più rilevante di Monte Pallano è costituita dalla presenza di mure megalitiche che cingono la cresta del monte, sul versante est , per circa165metri,raggiungendo un’altezza di circa 5 m. anche se in passato erano molto più alte. La data di costruzione viene collocata intorno al IV – VI secolo a. C., ma sembra siano state edificata su elementi preesistenti. La presenza umana nell’area del Monte, d’altronde, si fa risalire a circa 20000 anni fa. È un opera ciclopica consistente nella sovrapposizione di macigni lavorati rudimentalmente che non aderiscono perfettamente ma vengono riempiti con pietre di minore dimensioni.
Queste imponenti mura avevano tre porte di accesso, tuttora presenti, larghe cm 0,80 e alte cm 2,20. La prima è parzialmente rovinata, le altre due chiamate “Porta del Piano” e “Porta del Monte” sono ben conservate, si presentano alte e molto strette e con gli architravi principali costituiti da grossi monoliti. Le porte, in base alle loro dimensioni, potevano essere utilizzate per il passaggio di una persona per volta o di un cavaliere a cavallo ma privo di zavorra.
La grandezza delle rocce e il modo in cui sono state incastonate hanno alimentato credenze che a costruirle siano stati dei giganti. Le mura di Pallano vengono chiamate in modi diversi: mura pelasgiche, ciclopiche, paladine. La loro funzione viene attribuita alla necessità di costruire un ampio sistema difensivo che doveva essere piuttosto complesso. Sono ancora evidenti dei setti murari paralleli che testimoniano l’ampiezza dell’area recintata che continua anche lungo i canali di Canaloni e Benedetti. Un sistema difensivo complesso che è una palese testimonianza dell’importanza che questo monte doveva avere e che su di esso doveva starci un insediamento umano urbanistico molto importante. La Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo sostiene l’ipotesi che qui sorgesse la città di Pallanum descritta nella Tabula Peutingeriana. Il poderoso sistema difensivo fa anche presupporre che vi si svolgessero delle attività molto importanti tra queste quella di battere moneta e ferro. Sono infatti state rinvenute delle monete con la scritta “Pallacinu” del III sec. avanti Cristo e anche molto materiale ferroso. Considerando la pratica millenaria della transumanza, Monte Pallano, doveva essere, per la sua particolare conformazione e collocazione, un punto strategicamente importante. Si trovava in una posizione particolarmente favorevole al controllo dei traffici lungo un importante braccio tratturale secondario, quello di Centurelle-Montesecco. Su Monte Pallano è stata praticata, oltre la transumante orizzontale, anche quella verticale. La pratica della transumanza verticale, cioè dai monti alle valli circostanti , portò alla costruzione di villaggi agro pastorali, situati in pianura difesi dagli Oppida, borghi costruiti su alture e protette da possenti mura, simili a quelli. Gli scavi finora condotti non hanno riportato alla luce la tipica struttura urbana dei municipi romani ma l’area da indagare è molto estesa per cui è ancora possibile che vengano alla luce altri importanti reperti e resti. Questa cinta muraria non aveva comunque, solo valenza difensiva, ma era anche un luogo di culto ma

Capanna in pietra su Pallano
non si conosce ancora quali divinità venissero venerate. Tutto ci farebbe presupporre una continuità della presenza della vita umana ma, a differenza di altri siti archeologici, qui pare che l’urbanizzazione sia cessata intorno al II sec. d.C. e non si conoscono le cause del perché il posto venne abbandonato. La presenza umana nei secoli successivi si è limitata alla pastorizia e alle costruzioni delle capanne in pietra e recinti al servizio dei pastori e greggi durante la transumanza. Nel passato se ne contavano circa 300, oggi rimangono pochi esemplari.
Speriamo che al più presto possano continuare i lavori di scavo e anche di ristrutturazione di questi capanni di pietra, che potrebbero essere utilizzate per un turismo naturalistico nel vero senso della parola, per offrire la possibilità di comprendere la vita dei nostri avi, sicuramente più angusta della nostra ma con il privilegio di vivere sotto le stelle nel più profondo silenzio cosmico.