
Tutte le nostre azioni le compiamo dietro una spinta motivazionale per essere appagati da un bisogno fisico o da un bisogno spirituale. In sostanza ricerchiamo benessere e felicità.
La felicità è una bella parola sulla quale possiamo permetterci di dissertare vivendo, fortunatamente, nella società occidentale, in un’epoca come la nostra che ha superato la schiavitù e le classi sociali, benché permangono tantissimi problemi nazionali e internazionali. L’appartenenza ad uno Stato democratico, ci permette di concepire la felicità come una meta possibile, rimuovendo dalle nostre vite tutto quello che ostacola il suo conseguimento. Oggi si parla di felicità anche nelle politiche pubbliche. Gli Stati Nazionali democratici si stanno impegnando a creare le condizioni che possono rendere felici le persone. S’intende creare le condizioni di carattere economico e di salute che contribuiscono al benessere del singolo. Dall’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) è stata istituita una Giornata Internazionale della Felicità, che cade il 20 marzo. La risoluzione A/RES/66/281 dell’Assemblea dell’ONU, stabilisce che: «L’Assemblea generale […] consapevole di come la ricerca della felicità sia uno scopo fondamentale dell’umanità, […] riconoscendo inoltre la necessità di un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone, decide di proclamare il 20 marzo la Giornata Internazionale della Felicità, invita tutti gli stati membri, le organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite, e altri organismi internazionali e regionali, così come la società civile, incluse le organizzazioni non governative e i singoli individui, a celebrare la ricorrenza della Giornata Internazionale della Felicità in maniera appropriata, anche attraverso attività educative di crescita della consapevolezza pubblica […]» (Assemblea generale delle Nazioni Unite, Risoluzione A/RES/66/281[1])
La felicità non è una meta uguale per tutti. Il suo conseguimento cambia in virtù della cultura, del contesto ambientale in cui si vive, delle condizioni economiche-sociali, dell’età e delle aspettative di ognuno di noi. Per Schopenhauer noi uomini non riusciamo mai ad essere felici perché quando appaghiamo un bisogno ne sopraggiunge subito un altro. Il raggiungere qualcosa di desiderato coincide con l’accorgersi che esso non corrisponde ad una soddisfazione duratura. Il valore che attribuiamo ai nostri desideri è sempre infinitamente maggiore di quello effettivo. Per cui la nostra esistenza è condannata all’infelicità e a pochi temporanei momenti di appagamento. Per Socrate la felicità non è data ne dai beni esteriori ne dai beni del corpo ma dai beni dell’anima e ciò che sazia e appaga l’anima è la conoscenza. Il sapere conduce alla saggezza, a comprendere se stessi e gli altri. In effetti quando si pone come proprio obiettivo il conseguimento di desideri materiali dobbiamo dare ragione a Schopenhauer . C’è sempre un desiderio più grande da conseguire, c’è sempre chi ha più di noi, è più bravo di noi…e così via.
Se la felicità è lo scopo principale che perseguiamo tutti, dobbiamo necessariamente riflettere e comprendere che cosa e chi può renderci veramente felici.
Chi scrive pensa che la felicità è tanto più possibile quanto più ci liberiamo dai bisogni materiali indotti dalla nostra società materialistica e consumistica, sradicando naturalmente la povertà, e ci prendiamo cura del nostro corpo e della nostra mente.
Siamo indissolubilmente legati gli uni agli altri per cui la felicità la dobbiamo cercare in NOI, nei rapporti che intratteniamo con gli altri. Dobbiamo invertire l’ordine del nostro pensare e agire. Iniziare a ragionare con un NOI SIAMO prima che IO SONO. Forse la pandemia ha reso questo concetto ancora più vero. Ci ha allontanati, tolto il sorriso e gli abbracci. Oggi più che mai sentiamo come l’altro, gli altri siano fondamentali nella nostra vita. Il sentirsi parte integrante di una comunità, contribuire a migliorarla, condividerne le regole della convivenza civile, sentirsi accettati, sono aspetti importanti per conseguire una felicità duratura.

Escursione in bici lungo la costa adriatica

Castello Piccolomini di Celano (Aq) dove è allestito un bellissimo museo. Merita un’accurata visita insieme anche al paese e alla natura circostante, come le Gole di Celano. Consiglio vivamente una escursione.
C’è anche una Felicità di media durata: il VIAGGIO, che appaga lo spirito vagabondo umano.
L’uomo è nomade per natura. Le grandi migrazioni che hanno interessato da sempre l’Umanità e in particolare l’Occidente, sono avvenute per necessità ma sono state dettate anche dallo spirito di avventura e dalla ricerca di “una terra promessa” e del Paradiso Perduto. Esiste un luogo dove noi possiamo ritrovare questo Paradiso: è in noi. E’ il significato della Libertà di Fromm. Il luogo dove ci sentiamo liberi di muoverci, amare, soddisfare le nostre esigenze senza penare e dove il godimento è l’imperativo che suggella ogni nostro gesto ma spesso non sappiamo come arrivarci, il viaggio ci avvicina a quello che ci rende liberi nell’animo. Il viaggio è un atto che, nella maggior parte dei casi, rende felici con il solo partire. Il viaggio è il luogo temporale e spaziale nel quale noi siamo liberi dal bisogno di approvvigionamento. Siamo liberi dal lavoro e dal tram tram quotidiano. Qui i ritmi sono scanditi dal divertimento e dalla libera scelta. In un’analisi sulla Felicità il viaggio vi entra a pieno titolo perché contiene tutti gli elementi che contribuiscono a renderci tali. Chi si sente di affermare che quando viaggia per diletto, per libera scelta, è infelice?
Se all’amore noi attribuiamo lo stato che maggiormente ci garantisce la felicità, viaggiare con la persona amata è la punta di diamante di questa condizione sublime.
Non a caso, appena dopo la cerimonia dello sposalizio, segue il viaggio di nozze, che tutte le coppie custodiscono come il ricordo più bello.
Quando ci mettiamo in viaggio siamo alleviati dall’incombenza di provvedere noi alla soddisfazione bisogni primari, perché sono gli altri ad adempiervi. Possiamo volare verso la ricerca di noi stessi, prepararci a vivere un breve spazio senza tempo, rimuovere i limiti psicologici e assaporare il Piacere di Essere. Il piacere di essere qui ed ora. In uno spazio dove i ritmi sono scanditi non dal “dovere” ma dal “piacere”.
Solo il viaggio può catapultarti in uno spazio dove a dettare le regole, se ci sono, sei tu. Ti trovi con le persone che vuoi tu, nel luogo che vuoi tu, a fare quello che tu vuoi.
Per questo il viaggio è l’apoteosi della Felicità.
Un viaggio in un luogo speciale ma anche un viaggio in se stessi. Viaggiare è conoscere nuovi luoghi e nuove culture, appaga la nostra sete continua di conoscenza allietando l’anima come vuole Socrate e, nello stesso tempo, soddisfa continui nuovi bisogni come dice Schopenhauer.
Il viaggio non influisce solo il nostro umore, migliora anche la nostra salute. La vita è anch’essa un viaggio, un viaggio pieno d’incognite. Andiamo incontro a tanti sforzi, sacrifici delusioni, malattie. Oggi le neuroscienze ci stanno facendo comprendere che gli stati umorali negativi influenzano la nostra salute e ci fanno ammalare. Quando siamo positivi e affrontiamo la vita con più leggerezza ci ammaliamo più difficilmente e se ci si ammaliamo reagiamo meglio e guariamo prima. Allora dobbiamo fare in modo di svolgere attività che influiscano positivamente sul nostro stato d’animo e il viaggio è una di queste.
Mi direte: viaggiare costa e non tutti hanno la possibilità economica, specialmente in un periodo buio come questo. A questa domanda rispondo che dipende dal tipo di viaggio che vogliamo fare. Possiamo, ad esempio, fare brevi gite di un giorno organizzate da noi stessi, le cosiddette gite fuori porta. La cosa migliore è pensare al posto che ci piacerebbe visitare, leggere qualche notizia che lo riguarda, procurarsi una cartina e stabilire cosa si vuole visitare, per evitare di girare a vuoto. E’ importante anche andarci con la o le persone giuste, in buona compagnia che sia un amico o un familiare, altrimenti produciamo un effetto contrario. Questi ingredienti bastano per regalarci giornate che ci faranno stare bene, ci faranno accumulare buonumore e costano solo un po di carburante. Sono gite brevi di un giorno che possiamo ripetere di frequente. Ancora meglio se facciamo delle escursioni in mezzo alla Natura a piedi o in bicicletta. Queste attività producono un effetto benefico sotto tutti i punti di visita. Fanno bene all’umore, fanno bene al fisico, fanno bene all’ambiente.
E allora che aspettiamo!? Muoviamoci verso il nostro buonumore e verso la nostra salute: mettiamoci in viaggio a piedi, in bici in auto, non importa il mezzo, l’importante è viaggiare!
Il viaggio è l’apoteosi della felicità e in futuro lavoreremo di meno, viaggeremo di più e saremo più felici.
Carla Martorella

Escursione nel bosco di Montecastelbarone tra Abruzzo e Molise